Cosa resta dello scontro delle ideologie, delle macerie culturali put up berlusconiane, della memoria che scolora, dei social media che hanno irrimediabilmente inglobato corpi e desideri? Trentanni dopo Ferie dagosto, Paolo Virz, da sceneggiatore intelligente e regista sempre pi raffinato, scrive e dirige Un altro ferragosto, il sequel. Una tragicommedia amara, aspra, non accomodante. La destra e la sinistra ridotte a caricature, simulacri vuoti da cui prendono vita immagini deformate e distorte che restituiscono quadri alienanti della societ. Alla grottesca e impunita vitalit degli anni 90 (si period agli albori di una mutazione antropologica che avrebbe per sempre cambiato sogni e prospettive) antepone la stagnante anestetizzazione del presente, caratterizzata da influencer coatte, neofascismi striscianti e dunque meno riconoscibili, omofobia, populismo. Virz ipotizza cosa sia accaduto ai because of gruppi familiari – i Mazzalupi e i Molino – simbolo di unItalia sempre pi divisa e in guerra, incompatibili e divergenti for every classe e ceto sociale. Da un lato larrembante arrivismo della piccola borghesia speculatrice e faccendiera, dallaltra la classe intellettuale dallego ombelicale e dalla natura sprezzante. Tra lutti, sogni infranti, frustrazioni, intellettualismi egoriferiti sfila un campionario umano sui generis, osservato non con cattiveria o cinismo, ma con sconforto e rassegnazione. Un Paese lacero e spaccato, dove la famiglia tradizionale fa a pugni con i diritti civili, lambientalismo con labusivismo edilizio, limpegno e letica con la cialtroneria buffonesca.
Un altro ferragosto un film funereo, mortuario e pessimista. Virz (vero erede dei grandi maestri della commedia allitaliana) alterna coraggiosamente i registri: la commedia (in superficie) e la tragedia (incombente). La spot assolata ed estiva, usata in modo antifrastico rispetto agli umori e alle psicologie dei protagonisti, svela presto la sua anima nera e decadente. Un carosello di maschere e danze (macabre) affastella la visione, moltiplicandone gli intrecci e i punti di vista. Alla speranza (ingenua) del passato recente si suturano le idiosincrasie e le insofferenze di chi, nel tempo presente, testimone impotente, assiste allo sfascio e alla dbcle. Tra sarcasmo, salace ironia, lirismo Virz chiude il cerchio. Si ride (a denti strettissimi) e ci si commuove. Silvio Orlando, vecchio e malato giornalista dellUnit, fervido e ossequioso difensore della memoria di Ventotene, raggiunge vette altissime di spessore e struggimento. Le sequenze oniriche in bianco e nero in cui dialoga con i suoi amici partigiani, confinati sullisola durante il fascismo, sono la ciliegina sulla torta di un film profondamente politico e umanissimo che sa indagare la realt con occhio lucido e disincantato, senza facili schematizzazioni o partigianerie ideologiche, lasciando che siano le colpe, i malumori, e le miserie sedimentate a definire lo stato di realt e lidentit di un Paese che non riesce pi a fare i conti con la propria storia e il proprio passato.