- Emma Dante
NazioneItaliaAnno Produzione2023Genere
- Drammatico
Durata95′Interpreti
- Simone Zambelli
- Simona Malato
- Tiziana Cuticchio
- Fabrizio Ferracane
- Milena Catalano
- Carmine Maringola
Sceneggiatura
- Emma Dante
- Elena Stancanelli
- Giorgio Vasta
Trattodall’omonima opera teatrale di Emma DanteFotografia
- Clarissa Cappellani
Montaggio
- Benni Atria
Scenografia
- Emita Frigato
Costumi
- Vanessa Sannino
Musiche
- Gianluca Porcu
TRAMA
Una stella cade in mare e un bambino nasce dalla pietra. Da qualche parte in Sicilia, in un borgo marinaro e fatiscente, le donne fanno le mamme di giorno e le puttane di notte. A governarle tutte è un miserabile guercio, che ha ucciso a botte la madre di suo figlio, Arturo, anima semplice e altrove, cresciuto a giri di maglia e di amore da Betta e Nuccia. Tra miseria e mare un giorno arriva Anna, giovane prostituta a cui piace soltanto la cioccolata. Naïf e bellissima, fa corpo con Betta e Nuccia contro il predatore che chiede la pelle di Arturo. Ma a quel ragazzo antico, dervisci che gira sulla spina dorsale del (loro) mondo, le mamme putative hanno apparecchiato un futuro migliore.
RECENSIONI
Il cinema di Emma Dante è fatto di luce che irradia, illumina, scolpisce i corpi sulla scena. Corpi scomposti, guasti, imperfetti. Un cinema di miserie e macerie. Di memorie e fughe dalla realtà. Un cinema “sgradevole”, che mette a disagio, violento e viscerale. La malattia, il degrado, l’impulso sessuale sono elementi naturali che costruiscono mondi fisici e simbolici e scandiscono le tappe di un racconto che mette in correlazione la ritualità liturgica dell’amore profano e la tetra pulsione di morte. In Misericordia (tratto dall’omonimo spettacolo teatrale), osserviamo un gruppo di prostitute muoversi dentro un piccolo borgo marinaro. Il tempo è sospeso, liquido, amniotico. Le coordinate spaziali volutamente astratte e mitiche. Il paesaggio è brullo e roccioso. Il film si apre su una violenza indicibile e feroce: una donna viene picchiata selvaggiamente da un uomo che, scopriremo essere il suo protettore, la punisce per aver tentato la fuga. È una danza macabra che cede subito il passo alla vita. Poco distante, all’interno di una grotta (simbolo del grembo originario), disteso, appare un neonato nudo. Ansima, piange, afferma la sua presenza. Accorre una pecora, lo annusa, lo osserva, lo veglia. È un momento sacro. La trasfigurazione di una natività laica e carnale.
Arturo cresce così. In una terra arcaica e inospitale. In mezzo al marciume e alle baracche. Diventa un essere mitologico. Metà uomo metà bambino. Non parla. La sua lallazione è primordiale. Comunica con i gesti, lo sguardo. Il suo corpo, innominabile come quello delle madri adottive, è un fascio di nervi e muscoli che non governa. Soffre di crisi epilettiche, di insonnia, corre nudo, libero come un eroe ellenico. Di lui si prendono cura Betta (fiera e pallida come la Lupa verghiana), Nuccia (così materna con il suo corpo voluminoso e la passione per l’uncinetto), Anna (l’ultima arrivata, giovanissima e malinconica). Tre caratteri differenti, accomunati dalla stessa quieta disperazione. Sono Erinni confinate dentro un non luogo che le ha consumate, non in cerca di vendetta o riscatto. Sono sirene che all’alba, svuotate e non viste, nuotano fluttuanti tra le correnti del mare.
Lo strazio, lo squallore, la crudeltà. Nulla viene celato e ammorbidito. Bisogna guardare, conoscere. Misericordia è un film di donne umiliate e respinte, di madri non viste e non biologiche. Di rapporti consunti, slabbrati, umanissimi. È un cinema politico e disubbidiente che non cerca l’approvazione e non scende a compromessi. La maieutica di Emma Dante è limpida, abbacinante e minacciosa insieme. Priva di qualunque moralismo. Alla sua terza regia dimostra di essere un’autrice di cinema pienamente matura. Con un’estetica riconoscibile, capace di plasmare e trasfigurare la materia filmica verista all’interno di una dimensione onirica, pulsante, fantasmagorica. Non c’è compiacimento in questo “teatro della crudeltà”, dove il potere maschile soffoca ma sa anche accudire: c’è dolcezza, disperazione, fosca vitalità.
Mario Tudisco
(27 Novembre 2023)
Voto: 8
Mario Tudisco
8
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