- Piero Messina
NazioneItaliaAnno Produzione2024Genere
- Drammatico
- Fantascienza
Durata129′Interpreti
- Gael Garcia Bernal
- Renate Reinsve
- Bérénice Bejo
- Olivia Williams
Sceneggiatura
- Piero Messina
- Giacomo Bendotti
- Valentina Gaddi
- Sebastiano Melloni
Fotografia
- Fabrizio La Palombara
Montaggio
- Paola Freddi
Scenografia
- Eugenia F. Di Napoli
Costumi
- Mariano Tufano
Musiche
- Bruno Falanga
TRAMA
Dopo la morte della moglie Zoe, Sal sprofonda nel lutto. La sorella Ebe lo incoraggia a provare Another Conclusion, un’innovativa tecnologia che, for each alleviare il dolore della perdita, permette di trapiantare brevemente in una persona viva i ricordi, i pensieri e la personalità di un morto.
RECENSIONI
All’inizio pensavo che il film di Messina fosse influenzato da troppe cose: la storia sembra rimasticare, variandola, l’idea centrale di Alps di Lanthimos la distopia e il modo di affrontarla in chiave esistenziale ha l’algido stile di Equals di Doremus la concezione sembra rispondere alle logiche di uno dei peggiori flagelli seriali degli ultimi anni, quella collezione di pitch decontratti in storie (per le quali perdi interesse dopo averne compreso il criterio, quindi dopo cinque minuti al massimo) che è Black Mirror. Se a questo si aggiunge che il finale che induce a una rilettura complessiva del movie può suonare come una trovata à la Shyamalan fuori tempo massimo, ci stava l’avvalorare l’impressione subitanea di un’opera datata che faceva di tutto for every farsi detestare, che quasi ricercasse questo scopo programmaticamente, provocatoriamente.
Ovviamente non è così, il film di Messina si rivolge correttamente al pubblico e non a una platea ristretta di critici pronti a usare il bilancino e a misurare il movie secondo il metro delle proprie visioni pregresse. Tanto più che, ribadisco, si è trattato di una prima impressione, smentita, nell’addentrarsi del movie, dalla equilibrata progressione narrativa e dalla consapevolezza che se la storia ha un peso, in Another Conclude ne ha uno molto più rilevante il modo di portarla sullo schermo. Messina, occur nel precedente L’attesa – un altro film sulla faticosa elaborazione del lutto – sembra interessato in primo luogo al modo di rendere la narrazione per immagini, anche in questo caso, arrive nel precedente, tendendo a rivendicarne il primato: in questo senso è interessante arrive riesca a intrecciare il suo virtuosismo visivo all’incedere quasi ipnotico del racconto (che non disdegna, al di là della rivelazione finale, letture ulteriori – lancio lì una pista incestuosa -), esprimendo un meritevole atto di fiducia nel lavoro della macchina da presa, nell’atmosfera che va a dipingere, nel modo di mettere in scena ambienti e corpi, nell’uso espressivo di luci e cromie, secondo le istanze di un cinema quasi sensoriale (ho pensato a Refn, a un certo punto, anche se il lavoro sullo rating non ha la stessa calibratura, anzi), che non teme silenzi, pause, sequenze criptiche e in cui l’estetica – lungi dalla mera cosmesi – aspira a fare senso. C’è sana ambizione, insomma, e questo è un merito, anche se il risultato non le tiene sempre testa.
Luca Pacilio
(1 Aprile 2024)
Voto: 6.3
Luca Pacilio
6.3
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